Per
recensire una grande mostra rappresentativa di due Mondi così lontani come la Sicilia e
l’Urugay è possibile ricorrere ad almeno
due registri narrativi: una descrizione che evidenzi le abilità tecniche
, espressive di un’artista capace di imprimere nella tela la propria sensibilità narrativa e una descrizione che racconti in maniera più approfondita cosa c’è dietro ogni singola pennellata, ogni singolo soggetto.
, espressive di un’artista capace di imprimere nella tela la propria sensibilità narrativa e una descrizione che racconti in maniera più approfondita cosa c’è dietro ogni singola pennellata, ogni singolo soggetto.
Dolores Silveira, urugaiana di origine, vive in
italia da 25 anni. La sua pittura è espressiva, intensa, ricca di colore
e vivacità. In un recente viaggio nella sua terra natia ha potuto riscoprire e ritrovare
le antiche tradizioni mai dimenticate che caratterizzano quei luoghi.
L’esauriente
sequenza di dipinti in esposizione, infatti, si presta assai bene a raccontare storie e
aneddoti dell’Urugay. E’ sufficiente dare uno sguardo ai personaggi tipici rappresentati,
i gauchos, gli attrezzi e il lavoro nei campi, personaggi intenti ad assaporare infusi di foglie di erba mate, pianta originaria del sud
America. Il ceibo, fiore nazionale dell’uruguay, dai petali di un rosso intenso, Pietre naturali che
diventano enormi amatiste a rievocare la ricchezza primaria di Artigas, la
città di origine dell’artista, struzzi che
corrono liberi nei campi.
Una
mostra ricca di stimoli, suggestioni, testimonianze, che unisce realtà così lontane ma unite da un unico filo conduttore: l'arte di una grande artista.
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